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Cara Capra
come ci si innamora? Si casca? Si inciampa, si perde l’equilibrio e si cade sul marciapiedi, sbucciandosi un ginocchio, sbucciandosi il cuore? Ci si schianta per terra, sui sassi? O è come rimanere sospesi oltre l’orlo di un precipizio, per sempre? So che ti amo quando ti vedo, lo so quando ho voglia di vederti. Non un muscolo si è mosso. Nessuna brezza
agita le foglie. L’aria è ferma. Ho cominciato ad amarti senza fare un solo passo. Senza neanche un battito di ciglia. Non so neppure quando è successo.
Sto bruciando. E’ troppo banale per te? No, e lo sai. Vedrai. E’ quello che capita, è quello che importa.  Sto bruciando.Non mangio più, mi dimentico di mangiare, mi sembra una cosa sciocca, che non c’entra. Se ci bado. Ma non bado a niente. I miei pensieri straripano furiosi, una casa piena di fratelli, legati dal sangue che si dilaniano in una faida:
“Mi sto innamorando”
“Tipica scelta stupida”
“Eppure….. l’amore mi tormenta come fosse dolore””Sì, continua così, manda a puttane la tua vita. E’ tutto sbagliato e lo sai. Svegliati. Guarda le cose in faccia”.
“C’è una faccia sola, l’unica che vedo, quando dormo e quando non dormo”.
Stanotte ho buttato il libro dalla finestra. Ho provato a dimenticare. Tu non vai bene per me, lo so, ma quello che penso non mi interessa più, a meno che non pensi a te. Quando sono accanto a te, davanti a te, sento i tuoi capelli che mi sfiorano la guancia anche se non è vero. Qualche volta guardo altrove. Poi ti guardo di nuovo. Quando mi allaccio le scarpe, quando sbuccio un’arancia, quando guido la macchina, quando vado a dormire ogni notte senza di te, io resto come sempre
Montone

Lettera d’amore di Montone a Capra, tratta da “La lettera d’amore”, di Cathleen Schine

Quando il nostro cuore inizia a battere verso qualcun altro , raramente è davvero una sensazione piacevole, checché se ne dica, a meno che non capiti quella magia grazie alla quale siamo immediatamente corrisposti, molto spesso dai racconti di vita emerge paura, insicurezza, timore di essere rifiutati. Sono momenti nei quali ognuno di noi riattiva personalissimi meccanismi collegati alla nostra storia personale, alla nostra specifica fragilità o ad altre irresolutezze.

Moltissime persone hanno paura della dipendenza. Ne hanno paura perché temono di essere dipendenti affettivi , o perché temono che se sentono dipendenza accadrà loro qualcosa di terribile.

In tutto questo non siamo  certo aiutati dalla percezione sociale che equipara la dipendenza fisiologica alla malattia della dipendenza  affettiva , che sì esiste ma non dobbiamo generalizzarla, e questo  mette ancor più in confusione , è una buona cosa la dipendenza oppure no?

Come per la solitudine , esiste una dipendenza “bianca” ed una dipendenza “nera”, non parlerò qui della dipendenza affettiva quale elemento sul quale lavorare su se stessi , e che diviene un’altra cosa dall’amore, qui parliamo della dipendenza bianca, naturale.

Perché è naturale?

L’essere umano è la specie che più di ogni altra necessita alla nascita e per molti mesi a seguire di cure prolungate, va allora da sé che l’esigenza del neonato di dipendere, dalla figura di accadimento, nello specifico , ha una componente biologica , naturale, vitale. Da essa origina l’interdipendenza sociale , la fiducia e ogni altra forma di dipendenza, compresa quella affettiva. Si creano qui le basi per la fiducia, (gran tema, spesso affrontato in psicoterapia)

Il legame di dipendenza che lega il bambino al genitore o all’adulto che si occupa di lui in maniera prevalente , diviene fiducia ed amore.

L’amore è quindi una necessità prima biologica, poi psicologica,in tal senso naturale.

E’dalle storture dell’attaccamento, dall’incrinarsi del rapporto di fiducia reciproca, da mancanze di sintonizzazioni che possono crearsi quelle dinamiche che portano a dipendenze affettive.

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